RADICCHIO: dai campi alla tavola, una storia di gusto e tradizioni

RADICCHIO: dai campi alla tavola, una storia di gusto e tradizioni

La coltivazione del radicchio rosso secondo la tradizione iniziò nella seconda metà del secolo XVI nel territorio di Dosson in provincia di Treviso e ancora oggi il primato di produzione spetta al Veneto.

Il radicchio fa parte della famiglia delle Asteracee, il nome scientifico della pianta è Cichorium intybus, specie in cui rientrano altri vegetali, tra cui la cicoria, la catalogna e le puntarelle.

Questo ortaggio è disponibile con un grandissimo numero di varietà che si distinguono dal colore delle foglie, rosso o verde variegato e dalla forma della pianta, foglie chiuse o aperte come una rosetta, oltre alle varietà adatte al taglio. Le forme più conosciute sono quelle a foglia rossa tipo il Treviso, il Verona, il Chioggia e il variegato di Castelfranco, le forme a rosetta e quello a foglie verde scuro come il grumolo verde.

Può essere coltivato tutto l’anno compresi i mesi invernali.

Viene definito come una vera e propria farmacia naturale, che in autunno-inverno non dovrebbe mancare nelle nostre tavole. Potassio, fosforo, sodio, ferro, magnesio, manganese, rame, calcio, principi amari e sostanze zuccherine, grandi quantità di vitamine, aminoacidi e piccolissime quantità di protidi e lipidi.

Sicuramente il tipo di radicchio più pregiato e che di solito non manca nella nostra tavola delle festività natalizie è il radicchio rosso di Treviso il quale subisce un processo di imbianchimento molto complesso, della durata di un mese circa e che inizia solo dopo che la pianta ha subito almeno un paio di brinate. Le ricette? Ottimo nel risotto, in tortini, in salsa, come contorno, cucinato al forno oppure in padella o semplicemente crudo.

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Un caro e naturalmente delizioso arrivederci al prossimo Blog, da Rossella